92/100, 75/100, 86/100. Spesso le degustazioni di vino si concludono con un voto. In centesimi, ma anche in decimi o in ventesimi. A questi numeri si aggiungono giudizi in simboli, stelle, calici o grappoli. Di frequente le cantine condividono su siti e social i riconoscimenti ottenuti dai loro vini, accompagnati dai punteggi della tal guida o del tal critico. Ognuno secondo le proprie modalità. Allo stesso tempo sentiamo parlare di vini armonici, fini, eleganti, equilibrati e freschi. Di tannini setosi e ben integrati o presenti e aggressivi, di morbidezza, polialcoli, aromaticità e persistenza.
In altre occasioni assistiamo a descrizioni di vini che si dividono tra sapidità, note balsamiche, minerali (qui il dibattito meriterebbe un approfondimento a parte)ed eteree. Profumi che vanno dai classici fruttati e floreali, dove sembra che vinca chi trova il frutto o il fiore più insolito, fino alla sella di cavallo, alla pietra bagnata e al tamarindo. Altre ancora ci conducono in veri e propri viaggi intorno al mondo, dai prati di erba tagliata, fino ai monti innevati, passando per soleggiate colline e spiagge laviche.
Poi c’è chi vi racconterà un vino con tutto il suo entusiasmo, perchè ha avuto modo di berlo in una serata con amici speciali, una persona cara gli ha presentato il produttore o semplicemente, perché è quello che gli ricorda una vacanza magnifica o un’ affascinante visita in cantina.
Qual è il racconto giusto? Chi sbaglia e chi ha l’ approccio corretto? Come si deve raccontare il vino? Il vino è emozione o numeri secchi? O ancora è un volo pindarico tra termini tecnici e altri riconducibili spesso solo a grandi punti interrogativi?
Il vino è un mix di tutto questo, senza esagerare. Almeno per me! Il vino è emozione, condivisione, ricordi. Al naso o al sorso può seguire quella frase “Sa di…” continuata in svariati modi. Con un episodio d’ infanzia, un sapore o un profumo ben definito, ma anche un quadro di un momento. La situazione in cui abbiamo assaggiato per la prima volta un vino può rimanerci impressa per sempre e può anche condizionarci. Ecco che avere una base tecnica aiuta a contestualizzare l’ assaggio. I termini convenzionali creano un linguaggio comune, all’ interno del quale una parte di soggettività rimane.
La stessa soggettività, che ringrazio, perché rende elastico il mondo del vino, ma la stessa che mi ha messa in difficoltà, quando in alcuni casi mi creava confusione durante le lezioni dei Corsi AIS.
Saper arricchire una degustazione con esempi pratici, svariati riconoscimenti e immagini visive, la rende più coinvolgente e chiara. Tutto però dev’ essere ritrovato nel calice e non deve tramutarsi in un esercizio per impressionare chi ascolta o legge. Anche perchè c’è un altro problema. Noi nel vino ritroviamo quello che conosciamo! Non possiamo descrivere un profumo o un gusto che non abbiamo mai sentito o provato. Esagerare rischia solo di spaventare e allontanare!
Per questo, come nelle maggior parte delle situazioni, la via di mezzo è quella giusta. Personalmente prima di approcciarmi al vino ho voluto seguire un percorso, che mi desse qualche linea guide. Le schede per le degustazioni o per gli abbinamenti cibo vino sono diverse a seconda delle associazioni e non sono universali. Alcune sono più conosciute di altre, alcuni termini sono comuni, altri diversi.
Moltiplicare numeri per coefficienti in modo da arrivare ad un risultato, disegnare poligoni, valutare una somma e chiedersi se è davvero quello che sentiamo, è un punto di partenza. Una ricerca di oggettività per dare una linea comune, con la quale un po’ si può giocare. Certo, chi sceglie di proseguire la carriera in un’ Associazione dovrà seguirne le linee guida prima di tutto.
In ogni caso è un esercizio che richiede tempo, pratica e non finisce mai, ma può regalare a ciascuno la possibilità di creare la propria dimensione. Ci sono appassionati, che degustano tantissimo, conoscono cantine/produttori, approfondiscono e possono battere sommelier, che non hanno affinato quanto imparato. C’è a chi non interessa usare i giusti termini, ma saprà spiegare, perchè ama un certo vino, come c’è chi pensa di sapere tutto, ma si è solo costruito le sue verità.
Il fascino del vino è talmente tanto ampio, che permette ogni tipo di approccio, ma qualsiasi sia quello da noi scelto, ricordiamoci sempre di portarlo avanti con umiltà, voglia di scoprire e di mettersi in gioco. Che si prediligano i numeri o la pancia. Alcuni spunti, anche piccoli, che ci può dare un amico, un conoscente o un professionista, possono cambiare il nostro modo di percepire, o giudicare il vino e possono spingerci ad approfondire scoprendo nuove strade.
E voi, come la pensate a riguardo? Se vi interessa qualche approfondimento di alcuni temi citati ditemelo!
Intanto vi aspetto su Instagram, o se preferite su FB, in attesa di ritrovarvi per il prossimo articolo.
A presto
Lara
*immagini di esempio – foto dei miei testi di studio AIS